Il caffè in gravidanza è associato a rischio per il feto perché attraversa direttamente la placenta agendo sul sistema nervoso in formazione e impreparato a riceverlo
Brutte notizie per le mamme in attesa, il caffè in gravidanza andrebbe dimenticato del tutto. Al contrario di quanto sostengono le linee guida attualmente in vigore, sembra che non esista un livello minimo di esposizione alla caffeina che possa essere tollerata dal feto. La ragione è semplice, la sostanza nervina attraversa la placenta e viene così assorbita direttamente dall’organismo del feto che non ha ancora sviluppato gli enzimi necessari per il suo metabolismo.
Sono giunti a questa conclusione i ricercatori dell’Università di Reykjavik (Islanda) che hanno revisionato 1.200 pubblicazioni che analizzano le correlazioni tra gli effetti sul feto e l’assunzione di caffeina da parte della madre. Il risultato potrebbe determinare una rielaborazione delle indicazioni che le autorità sanitarie offrono alle donne in attesa riguardo la loro dieta e le abitudini durante la gravidanza.
E per quanto riguarda il tè? Le raccomandazioni attualmente in vigore dicono di non eccedere con la quantità di 200 mg di caffeina al giorno. Si considera che, in media, una tazza ne contenga tra i 50 e i 70 mg, quindi è bene assumerne con moderazione o farne del tutto a meno.
Cosa dicono le linee guida
Le cosiddette linee guida sono delle indicazioni generali che le autorità sanitarie di ogni paese assumono e trasmettono alle donne incinta. Sono elaborate dall’OMS e sono costantemente aggiornate alla luce dei nuovi aggiornamenti che la scienza medica raggiunge.
Nel caso della caffeina, si considera che un’assunzione moderata non comporti un rischio evidente per il nascituro o la madre. Di fatto, attualmente le indicazioni prevedono la possibilità di assumere fino a tre tazzine di caffè al giorno per un totale di 200 mg di caffeina. Anche il tè, la Coca Cola o le altre bevande energizzanti contengono caffeina e bisogna considerare che questa quantità si somma man mano che se ne consuma durante l’arco della giornata.
Prima di mettere in moto le macchine da caffè Nespresso bisogna valutare con attenzione le proprie condizioni e lo stato di salute complessivo. Infatti questi parametri sono elaborati a vantaggio di chi sta conducendo una gravidanza fisiologica, in cui tutto va a gonfie vele e senza complicazioni.
Al contrario di quanto si possa immaginare, il suo consumo non è sconsigliato per prevenire la tachicardia gravidanza che per certi versi è fisiologica e utile al feto, purché in assenza di altri sintomi associati. I danni del caffè, invece, si imputano direttamente al mancato sviluppo del bebè e alla maggiore incidenza di rischi di aborto. Quindi alla domanda su quanti caffè si possono bere al giorno, la risposta è un secco: nessuno, così come si raccomanda per l’alcol o il fumo.
Le conclusioni della ricerca islandese
A mettere in discussione la possibilità di assumere caffè o tè in gravidanza, ci hanno pensato i ricercatori dell’Università di Reykjavik. La relazione tra l’assunzione di caffeina in gravidanza, senza tenere conto della sua quantità, è stata altamente relazionata all’eventualità che il parto non vada a buon fine. Infatti aumenta l’incidenza di aborti spontanei o la mortalità neonatale, insieme a una maggiore disposizione alla nascita pretermine, sottopeso, o che il feto sia più piccolo rispetto all’età gestazionale.
La correlazione tra il mancato sviluppo del feto e l’assunzione di caffeina si riconduce al fatto che questa attraversa la membrana della placenta agendo direttamente sull’organismo in pieno sviluppo del feto. Quest’ultimo, poi, non dispone delle risorse utili per la sua elaborazione perché non possiede gli enzimi necessari per digerirlo. Quindi la caffeina interferisce direttamente con il delicato processo di accrescimento e maturazione durante la gestazione.
Gli studi hanno evidenziato come ci sia una certa ricorrenza tra il bere caffè e lo sviluppo di disturbi o malattie durante la vita del neonato, come la possibilità che soffra di leucemia acuta infantile o di sovrappeso e obesità in età pediatrica. La conclusione a cui arriva lo studio pubblicato su BMJ Evidence-Based Medicine Journals è la necessità di non bere caffè o the verde in gravidanza.
La giusta idratazione in gravidanza
Al contrario, invece, si raccomanda di non limitare l’assunzione di acqua o di tisane in gravidanza, purché non contengano principi attivi potenzialmente pericolosi o riconosciuti come tali. Si tratta di una pratica utile per la madre e per il feto, infatti la corretta idratazione è indispensabile per assicurare la vascolarizzazione ottimale della placenta. Inoltre, se si beve molta acqua, si diluisce parecchio l’urina e il suo flusso costante allontana il rischio di sviluppare infezioni a carico delle vie urinarie. Una tisana a base di zenzero fresco potrebbe essere un’ottima alternativa al tè caldo durante l’attesa: aiuta a riscaldare l’organismo e migliora le funzioni digerenti.
Da evitare anche le bevande troppo zuccherate, come i soft drink. L’eccesso di zucchero ha effetti controproducenti per l’organismo in condizioni normali e lo è ancora di più durante la gestazione perché si ripercuote sulla salute della donna e del feto. L’incidenza di diabete gestazionale, più alto in gravidanza anche per le donne che non ne soffrono normalmente, ha effetti molto devastanti e per questo va costantemente monitorato.
Da prendere con moderazione ed estrema attenzione anche i prodotti che contengono cannella o liquirizia, in grado di far alzare la pressione. Anche questa, durante la gravidanza può trasformarsi in un grave rischio per la salute di entrambi e deve essere monitorata con costanza.
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